Italo Calvino, nell’introduzione a “ Le città invisibili” parla del libro come di “uno spazio in cui il lettore deve entrare, girare, magari perdersi, ma a un certo punto trovare un’uscita, o magari parecchie uscite, la possibilità di aprirsi una strada per venirne fuori” .
E’ questa affermazione che prendo in prestito da Calvino per rappresentare, con l’efficacia che le parole di un grande scrittore possiedono, lo spirito che anima da sempre l’attività del nostro “Centro d’Arte e Cultura l’IRIDE”.
Entrare nello spazio di un componimento poetico o di un racconto ci consente di sentire ciò che l’altro sente. Di vedere ciò che l’altro vede. Di esplorare il suo mondo e talvolta smarrirsi in esso, riuscendo comunque a ritrovarsi e ad uscirne con la voglia di ricominciare.
Per questo, ogni volta che viene bandita una nuova edizione del Premio Città di Cava si rinnova l’attesa delle opere in gara, dei nuovi linguaggi di cui sono portatrici, delle immagini poetiche e delle emozioni che riescono ad evocare.
Ma non solo questo.
Noi del Centro L’Iride crediamo che è un segno di grande civiltà per una società affermare i propri valori e le proprie aspettative, attraverso la promozione di opere di poesia e di letteratura. Tali opere contribuiscono a creare le condizioni per una presa di coscienza collettiva e per la crescita di sentimenti di amore e di pace di cui si ha tanto bisogno in questo momento. Solo la cultura può contrastare la nuova barbarie che avanza : guerre, stragi, torture, miseria …
C’è una forte esigenza di riaffermare e far crescere i valori universali dell’uomo, anche partendo da ciò che sente un singolo artista e che con le sue opere riesce a trasmettere, trasformando la propria esperienza individuale in sentimento universale.
Le opere in gara per questa Edizione 2004 affrontano temi “forti”. La rabbia, l’emarginazione, la diversità, la solitudine, l’oppressione. Ma anche la gioia, la speranza, l’amore. Rappresentano l’umanità, il suo dibattersi tra l’oscurità e la luce, in una società che lascia sempre meno tempo per riflettere, presa com’è a privilegiare l’apparire e non l’essere.
La valutazione delle opere in gara è stata affidata alla Giuria composta da Vittoria Bonani, Direttrice della Biblioteca Provinciale, da Fabio Dainotti ed Emanuele Occhipinti, docenti negli Istituti Superiori e poeti, da Concita De Luca, giornalista.
Sento di ringraziare vivamente i componenti della Giuria per l’impegno, l’entusiasmo e la partecipazione con cui hanno assolto al gravoso compito.
Le opere –oltre trecentocinquanta- sono state prima esaminate singolarmente da ciascun giurato; poi nella riunione collegiale conclusiva è stata avviata la discussione sulla rosa di opere che avevano conseguito i punteggi più alti, per pervenire alla definizione della graduatoria finale. Compito dei componenti della Giuria è stato anche la stesura della motivazione per ciascuna delle opere graduate ai primi posti.
Quest’anno è stato dato maggiore spazio alle opere premiate, pubblicandone su questa rivista ampi brani. Nella stess rivista sono pubblicate anche alcune immagini significative della scorsa edizione 2003 .
La lettura delle opere in gara è affidata a Giuseppe Basta : leggere una poesia è eseguirla, interpretarla, rapportarla ad una sfera che non è soltanto linguistica, ma che investe la coscienza ed il sentire. Giuseppe Basta fa tutto questo molto bene.
Il Comune di Cava de’ Tirreni, che sostiene ormai da anni la nostra manifestazione, ha offerto a ciascuno dei primi classificati nelle tre sezioni concorsuali il premio in danaro di 600 euro ciascuno offerto dal Comune di Cava de’ Tirreni.
I premi vengno consegnati direttamente dal Sindaco, avv. Alfredo Messina. L’amministrazione Comunale, alla quale va il nostro sentito ringraziamento, sostiene la nostra iniziativa non solo con i premi in danaro, ma anche con la fattiva collaborazione degli uffici coinvolti.
L’Azienda di Soggiorno e Turismo di Cava de’ Tirreni -che pure ringraziamo- ha offerto il soggiorno in città in mezza pensione per il giorno della cerimonia di premiazione ai primi classificati, residenti in altre Regioni e ad un loro accompagnatore.
Il Sindaco di Tramonti ha offerto ai componenti della Giuria una degustazione dei rinomati vini della costiera amalfitana.
Il Centro L’IRIDE è dotato di un sito internet www.irideartecultura.it sul quale viene pubblicata una sintesi delle fasi salienti del concorso.
Si ringraziano, inoltre, la Provincia di Salerno, l’ Azienda di Soggiorno di Ravello e le Amministrazioni comunali di Maiori e Tramonti che pure hanno contribuito alla riuscita della manifestazione offendo alcuni dei premi assegnati agli artisti.
Poesia in lingua italiana
PRIMO PREMIO
Paolo Sangiovanni (Roma)
Noi due seduti a questo stesso posto
Noi due seduti a questo stesso posto
sotto la stessa vite svernavamo
al tavolino di questo caffè
fuori città. Lontani dall’asfalto
che in agosto si scioglie e inghiotte i passi.
Ora siamo all’imbocco della Fiera.
La città l’ha annegato. Solo noi
restiamo al nostro posto come insegne
sdrucite di un passato sconosciuto.
Lo scampanio del tram mentre attraversa
la piazza e si allontana ci cancella
brandelli di discorso. Come può
la giovinezza farsi prigioniera
di strade, insegne, latterie: ricordi
che vivono una loro autonomia
che ci supera e crescono. E si disfa
il raccordo coi sensi che sottrae
sostanze alla memoria. E la dissolve.
E noi da sempre qua fossilizzati
torniamo a rivedere la bambina
che nel frattempo è diventata vecchia.
E ogni tanto sgomenta di soppiatto
guarda la pista del fox trot, i ritratti
dei vecchi divi scoloriti. E il banco
di mescita coi pigri bevitori.
La vite che ci sopravviverà.
SECONDO PREMIO
Alberto Gatti (Cossato – Biella)
Ribelle
Ho ancora negli occhi
il sapore amaro
di tutte quelle lacrime
versate ogni giorno
per vivere libero
ogni mia follia,
ogni mia contraddizione.
Cammino nel ricordo
delle passate sofferenze
fra le desolate
strade create da voi,
per impedirmi
ogni passo coerente
con il mio pensiero.
Troppo ho dovuto
urlare contro le folli
utopie della gente
che circondava
con le sue false ambizioni
la mia vita.
Ho negli occhi
una strana luce
che si risveglia
ogni volta che penso
a quello che ero.
Lasciatemi camminare
nella notte nera:
ho bisogno di riflettere
sulla mia nuova
condizione, se non volete
che torni ad essere
un ostacolo per tutte
le vostre ambizioni
di costruirmi un futuro.
No, non sono d’accordo,
preferisco mille volte
lottare e non ottenere
ogni soddisfazione possibile,
piuttosto di lasciarmi
ingannare dalle false,
irragionevoli proposte
lanciate nelle nostre menti.
Capisco di essere diverso,
ma così sarà la mia vita
e niente e nessuno
potrà farmi abbassare
il capo stanco
se non con la forza
della comprensione
e dell’amore.
Non bastano poche parole
per convincermi:
vivo d’istinto
come una belva, ormai.
Sono sfinito, ma solo ora
capisco di dover continuare
a correre,
a lottare contro tutti e tutto.
Allucinazioni ovunque,
in questa città
creata per confondere:
fuggirò senza perdere
la strana luce
che brilla nei miei occhi.
Se sarà il caso,
oltre alla mia superiorità
per istinto userò
anche la mente e la forza,
ma sfuggirò da questo
paradiso che sa troppo
di una cosa artificiale.
Braccato ogni giorno,
mortificato, torturato,
continuerò a correre
fino a quando non troverò
la pace spirituale
che promettete in cambio
della vostra supremazia
sopra ogni essere umano.
Non mi interesso
più a nulla che non significhi
sopravvivere un giorno di più,
perché è importante
per me dimostrare
che qualcosa valgo,
nonostante ogni secondo
che passa mi senta
sfuggire allo scopo.
Almeno tu non avere paura,
bambina che piangi
vicino alla strada
dei mostri assetati
di ogni spirito
di ogni goccia
del nostro sangue,
stai almeno tu un po’ qui
vicino a me.
No, non è possibile
Avere amici per chi,
come me,
ha rifiutato la comune ragione
per tutti coloro
che vivono una vita
apparentemente felice.
No, non è possibile
stare qui per chi,
come me,
è sfuggito dalla comune realtà
di un vivere apatico,
senza contare i problemi
di comprensione, di decifrazione
per due linguaggi
completamente opposti.
La felicità è lontana,
ma forse esiste,
e anche fosse troppo lontana,
il sentimento di vendetta
che provo verso di voi
riaccende sempre di più
quella speranza,
creduta più volte morta
da tutti coloro che pensavano
di avere una certa familiarità
con la mia mente.
Lotterò ancora,
non sono morto
e giuro a me stesso,
al mio amore perso
di continuare a pensare
alla mia maniera
fino a quando
il cielo e quel Dio
che molte volte
mi ha abbandonato
non mi toglieranno
l’ultimo respiro.
Non sarete voi ad uccidermi,
una parte di vita,
quella me la potete levare,
magari facendomi
soffrire, ma assolutamente
non sarete voi ad uccidermi.
Sono un ribelle
perché non ascolto
tutti i vostri discorsi
con cui saturate la mente
di quei poveri tapini
che corrono in quegli ammassi
lugubri
e sporchi che spudoratamente
chiamate metropoli.
Sono un ribelle
perché non abbasso
il capo quando voi urlate
e rimproverate la gente
per la mondezza di cui
si ricopre e con cui
sovrasta ogni vostra creazione.
Sono un ribelle
perché non vivo
dove m’avete detto di vivere,
perché non faccio
quello che m’ avete detto di fare:
non mi pento di questa
condizione, a volte critica
per le martellanti
richieste dello spirito
e del corpo.
Sono un ribelle
perché fuggo da ogni
vostra trappola,
perché sto in silenzio
quando mi bastonate,
perché urlo e piango
quando cercate con le vostre
buone e corrette maniere
di confondermi.
Sono un ribelle
perché scrivo
tutto quello che penso,
perché penso
tutto quello che gli altri
non osano nemmeno
leggere sui muri.
Sono fatto così,
ma non cerco scusanti:
continuerò ad esserlo,
forse ora diversamente,
ma sempre per voi
sarò un ribelle.
Cercherò di modificare
le vostre banali leggi
un po’ nel silenzio
più assoluto,
un po’ nel fracasso
più assordante.
Sono un ribelle
perché prego
quando voi litigate,
perché insulto, bestemmio (non il mio Dio,
ma il vostro Dio pagano)
quando voi pregate
in quelle blasfeme
e insane cattedrali.
Sono un ribelle
perché leggo
tutto ciò che voi avete scartato,
perché guardo
alto verso quel cielo
che non avete ancor macchiato.
Ma sono soprattutto
un ribelle, un vecchio ribelle,
perché ho ancora un cuore
che soffre e gioisce,
perché so cos’è il sentimento
e anche perché
l’istinto che mi muove
è l’istinto fiero
di un leone dalla folta criniera
che quando lancia al cielo
il suo potente ruggito
si fa udire da tutti.
Sono un ribelle
perché quando voglio
so regolare il falso dal vero,
perché non ho paura
delle vostre menti.
È inutile cercare di convincermi,
non riuscireste
a far altro che innervosirmi.
SONO UN RIBELLE.
TERZO PREMIO
Giovanni Caso (Mercato S. Severino –Salerno)
Ero con l’alba
E vi cantava il tempo nei tuoi occhi,
nelle tue mani il miele, nel tuo viso
di vento saraceno era un dolore
dolce, come di grano che si piega
all’amore del solco, al suo respiro.
Ero con l’alba a salutarti l’anima.
E ti portavo un verso e ti facevo
splendore del mio cielo.
Hai conosciuto
l’altro di me in un groviglio d’ansie,
il piede che non anima la vigna,
il fuoco che disegna ombre e farfalle
sul tempo delle attese.
Ora un frammento
attingo di quei giorni a farmi carne
del tuo respiro. E prego pane calmo,
acqua paziente all’assetato cuore.
PREMIATI CON TARGA
Francesco Albanese, Mina Antonelli, Bruno Baldo, Adele Ballarini, Annina Bochicchio, Anna Bruno, Jole Cantobelli Severino, Loriana Capecchi, Concetta Confalone, Maria Consolo, Giovambattista Croce, Carmi Crosazzo, Ombretta D’Ambrosio, Ezio Di Carlo, Alfredo Di Marco, Maria Carla Gennari, Fabia Ghenzovich, Armando Giorgi, Minos Gori, Concetta Guida, Giuseppina Lamberti, Giovanbattista Leone, Enrico Maini, Rita Minniti, Carlo Monteleone, Valeria Nastri, Giuseppe Nittolo, Maria Rosa Oneto, Maria Jolanda Reato, Ernesto Riggi, Nicola Rizzi, Paolo Salamone, Antonio Semprini, Graziano Sia, Elena Simionato, Maria Grazia Tempone, Davide Vaccino.
PREMIATI CON MEDAGLIA
Giuseppina Amendola, Domenico Apicella, Andrea Armonico, Maria Aronica, Giuseppina Attolico, Pasquale Balestriere, Anna Maria Barberis Mattio, Liana Bonuccelli Caputo, Anna Brunetti, Alessandra Buraglia, Gaetano Camarda, Marialuisa Campo, Enza Capuozzo, Maria Caravaggio, Giovanni Carioti, Franco Carlis, Rosario Castronuovo, Lucrezia Colacicco, Chiara Maria Pia Colli, Gianfranco Janfer Critelli, Carla D’Alessandro, Monique de Buysscher, Luciano Del Giudice, Maria Rosaria Favarolo, Pasquale Giannatempo, Ostilio Giglio, Silvia Anna Lantero, Danilo Lupi, Carmine Martino, Maurizio Meggiorini, Dario Mineo, Assunta Mingione, Salvatore Monaco, Giada Mondelli, Enrica Paola Musio, Giovannino Nieddu, Alfonso Notte, Mariangela Palumbo, Gabriele Panfili, Alfredo Paragliola, Mara Penso, Stefania Perelli, Lucia Perucconi, Giovanni Pisapia, Giancarlo Remorini, Antonio Rettino, Pierfrancesco Roccato, Giuseppe Romano, Michele Rossi, Piera Rossi Celant, Ida Annamaria Rotella, Maria Russo Rossi, Calogero Sabia, Maria Schiavone, Maria Rita Scollica, Leandro Siracusano, Massimo Spelta, Maria Stimpfl, Maria Stella Strina, Alfredo Torreggiani, Gerardo Valvano, Pasquale Vinciguerra, Antonia Zazzeroni, Graziella Zulato.
Poesia in vernacolo
PRIMO PREMIO
Romina Gentilucci (Fabriano)
BILLE
Nonno Niccolino c’avea ‘n cane
pe’ annà a caccia
che je bastaa guardallo ‘n faccia
pe’ capì quanno je volea vene!
Se chiamaa Bille
‘n nome ‘mportante,
come ‘l capo indiano
e me pare d’arvedelli:
nonno che se svejaa
la matina presto
e come piaa ‘l fucile
e ‘l cappello dietro la porta
Bille scattaa ritto su la soja
e se ‘ttaccaa a core
dieci passi davanti ar padrone
tutto contento che s’annaa pel monte.
Ma ‘l bello era quanno
nonno prennea solo ‘l cappello
pe’ fasse ‘n giretto ‘n paese
e ‘l cane l’aspettava già pe’ la strada:
quanno s’accorgea che piaa
pe’ annà de sotto, je ‘bbaijaa
come pe’ dije :”Ahò! ‘l monte
sta sempre qua, nun l’ha spostao
nisciuno!”
A nonno lo ‘rconoscea anche de notte
quanno tornaa dall’osteria, e j’abbaijaa
contento, e nonno a dije:”Zitto Bille
che se se sveja Marietta ce mena a
tutti ‘ddue!”
E l’accarezzaa sur muso.
Ce ne sarebbero ppoi da raccontanne!
Come quanno Bille se facea ‘l bagno
dentro la tinozza dell’orto
e nonno l’asciugaa co’ ‘na straccia;
‘na vorta che erano ‘nnati tutti ‘n città
Bille se fece ‘l bagno come sempre
e vedenno che nisciuno l’asciugaa
se strucinò tutto sopre ‘l letto de nonno.
Quann’è tornati Bille li guardaa
contento e parea che je dicesse:
“So’ stao brao? Me so’ fatto ‘r bagno
da solo!”
Ma me sa che nonna Marietta
‘na scopaa da la groppa
non gliel’ha levaa sicuro!
Nzomma, tutto per di’
ch’era ‘na pora bestia
tanto vona e ‘gni tanto
quarche guajo ‘l facea
pure lui, non era proprio
la fine del monno
ma era ‘l cane de nonno.
Io me l’immascino
tutti ddue ‘n paradiso,
tra ‘na nuvola e ‘n’artra
Bille che scodinzola
e nonno che ride contento!
SECONDO PREMIO
Vincenzo Montagna (Napoli)
‘O miracolo
Che v’aggia di’, c’aroppo cchiù e duje secoli,
‘a gente è restìa e nun ce crede,
ca ‘o pataterno fa ancora ‘e miracoli
e da ‘a vista pure a chi nun vede?…
Io mo’ ve dico ‘sta storiella mia
e spero solo ca vuje me credite,
v’ ‘o giuro, nun è per niente fantasia,
è proprio ‘nu miracolo.. .sentite.
Erano duje anni ca sorema s’era ‘mmaretata,
duje anni ca nun se dava per vinta
e nun capeva, pecché a llate subbeto era capitato,
mentr’essa nun era ancora asciuta incinta.
‘E meglio miereche e tutt’ ‘e spitale
s’era girata assieme a mamma mia.
“Tutto a posto, non c’è problema, tutto normale
solo ‘na curetta ma è ‘na fesseria”.
Niente succedeva e sorema cadette in depressione,
allora mammà dicette “Tentammo ‘n’ata cosa”.
Proprio pe’ dà ‘na speranza ‘e cchiù a chella guagljona,
“Sabbato jammo a da Madonna miracolosa”.
“Jammo a da Madonna ‘e Piedigrotta, protettrice de’ partoriente,
pecché sul’ Essa ce po’ aiutà,
m’ hanno ditto c’ha miracolato a tanta gente,
pecché proprio a nuje nun ce l’avess’a fà?”
Accussì fuj… ‘o sabbato e buona lena ,
io, mammema, sorema ‘mmaretata
e chell’ata e sidic’anni, Madalena,
all’otto e mezza, stevemo annanz’ ‘a chiesa appriparati .
Dinto ‘o Santuario ‘na musica celestiale,
‘a Madonna da llà ‘ncoppa ce guardava
cu chella faccia ca nun ce stanno eguale,
ce guardava e dint’ ‘e preghiere ci guidava.
M’inginacchiai e pregai intensamente,
‘a Madonna pareva ca me steva a sentì.
Io a ‘nu miracolo suojo ce credevo veramente
e si me l’avesse fatto sarria turnato a venì.
Da allora passarono tre mesi solamente,
‘a Madonna me facette ‘a grazia, ma nun era chella,
probabilmente capette malamente,
pecché ascette incinta Madalena… ‘a piccerella.
TERZO PREMIO
Giovanni Noto (Siracusa)
Silenziu di petra
Notti di ventu e di timpesta,
mari ‘ nfuriatu li scogghi turmenta,
l’arvuli s’annacanu, si torcianu,
s’ abbrazzanu, suspiranu
lamentu e chiantu trascinanu
e lu ventu cunta e dici,
e ju ascutu.
Sentu da canzuna
ca picciriddu cantava,
sentu li risati, li schigghi
di li me cumpagni, di l’amici
a unu a unu li cuntu, ci parru,
carusu cu iddi ritornu.
La palla di pezza,
la spata di lignu,
lu carriolu a pallini,
li gari, li cursi,
la cuntintizza di vita
di l’anni virdi,
li jorna ammugghiati
‘ntra a trusci di spiranza;
e la vita l’anni cuntava
cu silenziu, silenziu di petra.
Strati stritti chi s’assicutanu,
casi ‘mbriachi di tempu
l’una cu l’autra si trattenanu,
si stringianu, s’ammuttanu.
Ciauru di aria pulita,
di balicu,
di pani di casa,
di fumu d’alivu,
di lumi a pitroliu.
Lu prunu ciurutu
supra a la biviratura,
la me casa cu li quattru pisola,
la tavula cunzata,
la me famigghia,
lu prufumu di minestra,
sempri la stissa,
dignità, unioni, amuri,
puvirtà fatta ricchezza.
Viru du trizzi biunni
e ‘na facciuzza di angilu,
du manu chi si stringianu,
prumissi, giuramenti
chi lu tempu non manteni.
E la pellicola gira e cunta:
la vecchia scola,
la facci di lu maistru,
lu bancu di lignu arrusicatu,
la pinna gialla
cu li pinninu spuntatu,
li libbra attaccati cu l’elasticu,
lu sonu stunatu di la campanedda,
la smania di curriri
e di arrivari sempri primu,
la vogghia di crisciri,
di luttari
pi ‘ngannari lu destinu.
Na vita, chi vita,
sulu silenziu,
silenziu di petra.
Silenzio di pietra
Notte di vento e di burrasca,
il mare infuriato gli scogli tormenta,
gli alberi ondeggiano, s’intrecciano,
si abbracciano, sospirano
lamenti e pianto diffondono
ed il vento tutto racconta,
mentre io ascolto.
Sento quella canzone
che bambino cantavo,
sento le risate, le grida
dei miei compagni, degli amici
a uno a uno li distinguo, con loro parlo,
bambino assieme a loro ritorno.
La palla di stracci,
la spada di legno,
il carriolo a cuscinetti,
le gare, le corse,
la gioia di vita
degli anni verdi,
i giorni avvolti
dentro a fardelli di speranza;
ed il tempo passava
con silenzio, silenzio di pietra.
Strade strette che si rincorrono,
case ubriache di tempo
l’una con l’altra si tengono
si uniscono, si spingono.
Odore di aria limpida,
di balico,
di pane fatto in casa,
di fumo di olivo,
di lume a petrolio.
Il susino fiorito
là sopra il beveratoio,
la mia casa con i quattro gradini,
la tavola apparecchiata,
la mia famiglia,
il profumo di minestra,
sempre la stessa,
dignità, unione, amore,
povertà tramutata in ricchezza.
Ora vedo due trecce bionde
e un visino di angelo
due mani che si stringono,
promesse, giuramenti
che il tempo addormenta.
E la pellicola continua a girare e racconta:
la vecchia scuola,
il viso del mio maestro,
il banco di legno tarlato,
la penna gialla
con il pennino spuntato,
i libri affardellati con l’elastico,
il suono stonato della campanella,
la smania di correre
e arrivare sempre primo,
il desiderio di crescere,
di lottare
per beffare il destino.
Una vita, quale vita,
solo silenzio,
silenzio di pietra.
PREMIATI CON TARGA
Maria Attanasio, Mariangela Chiesa Cantarelli, Ettore Cicoira, Benito Galilea, Carmine Maggio, Vincenzo Russo, Marisa Santoro, Pietro Zurlo.
PREMIATI CON MEDAGLIA
Carolina Alloro, Leonardo Barone, Vincenzo Cerasuolo, Rita Coppola Alfano, Cinzia Corneli, Luigi Coscione, Eduardo De Biase, Giuseppe Descloux, Luigi di Prisco, Concetta Maini, Carmela Orefice.
Narrativa
PRIMO PREMIO
Maria Visconti (Napoli)
Maschio e femmina Dio li creò
SECONDO PREMIO
Ileana Lombardo (Cappelle sul Tavo – Pescara)
Maestro gatto
TERZO PREMIO
Walter Gentile (Pozzuoli – Napoli)
Marinella e altri racconti
PREMIATI CON TARGA
Alberto Averini, Aldo Bonato, Elena Bresciani Baldi, Nino Casalino, Patrizia Di Martino, Maria Grazia Giuliani, Pietro Landi, Orazio Martorana, Anna Gertrude Pessina, Roberta Selan, Raffaele Senatore, Alberto Ziello.
PREMIATI CON MEDAGLIA
Gabriella Arceci, Renata Candido, Enrico Fontanarosa, Annarita Fossa, Maria Concetta Greco, Giuseppe Gucciardino, Lodovico Isidori, Celeste Lambiase, Vincenzo Leopoldo, Leonardo Maggini, Vincenzo Mercolino, Rino Passigato, Alida Pellegrini, Luciana Pieroni Dodero, Roberto Reggiani, Maria Rizzi, Mario Terminelli.