Edizione 2002

Premio “Città di Cava”
continua il dialogo tra gli artisti

La lettura delle opere iscritte al “Premio Città di Cava” ci rivela l’esistenza di un universo di individui che credono ancora nel dialogo. Di individui che –superati i pudori- mostrano la parte più segreta di se stessi, svelando le speranze, le ansie, le sconfitte, i sussulti, le gioie.
L’esame delle opere in gara, da doveroso adempimento del mio ruolo di presidente della giuria, diventa in tal modo un’esperienza forte che mi regala momenti di riflessione su temi universali dei sentimenti e della coscienza, troppo spesso in secondo piano rispetto alle incombenze della quotidianità.
E realizzo che in fondo dobbiamo ai poeti ed agli scrittori se riusciamo a recuperare i sentimenti ed i valori che caratterizzano la nostra umanità. Essi, infatti, raccontandosi, danno ad altri la possibilità di ritrovarsi nel loro sentire, di riflettersi nelle loro esperienze che, in tal modo, assumono valenza universale.
Un mondo quello letterario in cui ciascuno, pagina dopo pagina, ritrova o scopre pezzi di se stesso; un mondo in cui ciascuno può scegliere di volta in volta i temi o i generi che desidera; un mondo che unisce gli individui, accomunandoli in un medesimo sentire.
Plaudiamo per tale motivo alle iniziative tese alla diffusione della lettura; tra esse una piccola parte è svolta anche dal centro l’Iride che –sulle orme della sua fondatrice -Ernesta Alfano- dona i volumi e le opere in gara alle varie biblioteche presenti nel territorio provinciale.
In questa diciannovesima edizione del Concorso, la sezione che ha visto il maggior numero di partecipanti è stata –come è ormai consuetudine- quella dedicata alla poesia in lingua italiana, con oltre 300 opere. Poeti di ogni età e sesso ci hanno donato una parte di sé, raccontandoci sensazioni, sentimenti, scorci di vita.
La poesia in vernacolo regionale ci ha trasportato dai campi assolati della Sicilia e della Calabria, alle azzurre trasparenze del mare della costa tirrenica, alla purezza ventosa del paesaggio ligure, fino alle verdeggianti colline del Veneto e ci fatto viaggiare nel tempo, riaccendendo ricordi di usanze scomparse.
La narrativa, infine, ci ha fatto zigzagare tra il passato ed il futuro, tra la fantasia e la cronaca, su temi storici, sociali e politici. Abbiamo rivissuto eventi storici importanti, ma abbiamo anche appreso di inedite vicende “minori”, ma altrettanto significative nel dipanarsi corale della storia dell’umanità.

Il notevole numero di opere iscritte al concorso e la ricchezza dei temi trattati hanno impegnato non poco la Giuria che quest’anno è formata dai docenti Vincenzo Adinolfi, Angela Alessio, Fabio Dainotti ed Emanuele Occhipinti.
Dopo una prima valutazione individuale, i giurati si sono riuniti in seduta collegiale per la discussione e la formazione delle graduatorie finali di merito.
Le opere graduate ai primi posti sono presentate in questa pubblicazione, accompagnate dalle relative motivazioni elaborate dai giurati.
Agli artisti graduati ai primi posti va il premio di 516,46 Euro offerto dal Comune di Cava de’ Tirreni che sostiene la nostra iniziativa e che ringraziamo vivamente anche per il fattivo contributo prestato in ogni fase del concorso, dalla pubblicazione del bando di gara nel novembre 2001 ad oggi.
Ringraziamo, inoltre, l’Azienda di Soggiorno e Turismo di Cava de’ Tirreni che ha offerto il soggiorno in città in mezza pensione per il giorno della cerimonia di premiazione ai primi classificati e ad un loro accompagnatore. Ospitiamo nella rivista un articolo del dott. Raffaele Senatore, Direttore dell’A. S. T. che –da profondo conoscitore della nostra città- ne ha evidenziato le principali emergenze, fornendo un valido contributo alla sua promozione turistica di Cava de’ Tirreni.
La fase più appagante per noi dell’Iride è senza dubbio quella finale della premiazione: il momento in cui, superando ogni graduatoria pur necessaria in un concorso, tutte le voci degli artisti in campo si fondono ed interagiscono tra loro.
Li vediamo lì, nella sala affollata, spesso accompagnati dagli amici e dai familiari. Diamo finalmente un volto agli autori dei versi e dei racconti e ne completiamo la conoscenza.
A quanti non hanno potuto essere presenti alla manifestazione conclusiva ricordo che per la documentazione inerente il concorso e quella delle fasi salienti della premiazione può essere visitato il sito https://www.irideartecultura.it/ -.
Non resta che invitarvi tutti alla prossima volta, per un’altra tappa di questa esaltante esperienza culturale, ricordando che la manifestazione è stata resa possibile anche grazie al contributo di altri Enti che, a vario titolo, promuovo l’immagine del nostro territorio, primi tra tutti la Provincia di Salerno ed i Comuni e le Aziende della Costiera Amalfitana.

Maria Gabriella Alfano

Poesia in lingua

PRIMO PREMIO

Valerio Marchi (Udine)

Però vivrò

SECONDO PREMIO

Alfredo Torreggiani (Rosignano Solvay – Livorno)

Periferia

TERZO PREMIO

Davide Vaccino (Albano Vercellese- Vercelli )

Uomo ad un passo da me

PREMIATI CON TARGA

Minniti Rita, Albanese Francesco, Antonelli Mina, Apicella Domenico, Aronica Maria, Attanasio Giuseppe, Baldassare Luigi, Ballarini Adele, Bochicchio Annina, Buondonno Pasqualina, Camarda Gaetano, Cantobelli Severino Iole, Capecchi Loriana, Carfora Ciro, Casalino Nino, Castronuovo Rosario, Colli Chiara Maria Pia, Crosazzo Carmela, D’Alessandro Carla, Daniele Marilina, De Bernardis Antonella, Di Cecio Nicoletta, Fiorini Franco, Lambelet Barbara, Lamberti Giuseppina, Nardo Anna, Nastri Valeria, Parisi Postiglione Maria, Remorini Giancarlo, Rizzuti Antonio, Romano Giuseppe, Rossi Michele, Salamone Paolo, Schembari Emanuele, Simone Umberto, Strina Maria Stella, Tagliamonte Alfonso, Terminelli Mario, Vadacca Elio.

PREMIATI CON MEDAGLIA

Amodio Rita, Bertoncin Gemma, Bonuccelli Liana, Botta Maria, Bufano Valentina, Caso Giovanni, Cassarà Rita, Confalone Concetta, Corneli Cinzia, Cortanzo Pasquale, Critelli Gianfranco, Croce Giovambattista, de Buysscher Monique, De Crescenzo Teresa, De Martino Rita, De Stefanis Giuliana, Del Giudice Gennaro, Denti Serena, Di Lieto Guglielmo, Di Lonardo Domenico, Di Marco Alfredo, Favarolo Maria Rosaria, Ferrari Elisabetta, Ficorilli Fiorella, Foracchia Anna Lena, Gaiani Cristina, Gentilucci Romina, Giannatempo Pasquale, Giglio Ostilio, Gioiella Marco, Giorgi Armando, Giorgi Giuseppe, Giove Francesca, Lagatta Alessandro, Leopoldo Vincenzo, Li Muli Angelina, Maggini Leonardo, Maini Concetta, Mallia Brunella, Margarita Iovanna, Marino Giovanna, Meggiorini Maurizio, Merendi Bruna, Migo Milva, Mocellini Eros, Monaco Salvatore, Montaguti Alessandro, Mustaro Iole, Notte Alfonso, Oneto Maria Rosa, Orlando Angelo, Palmiero Salvatore, Panfili Gabriele, Papalino Matilde, Pedercini Anna Maria, Pennetta Angelo, Pezzini Armida, Pisani Salvatore, Quasimodo Fedel Franco, Reggiani Roberto, Rossi Fabrizio, Rota Piergiorgio, Sabatini Massimo e Chianese Emma, Sabia Calogero, Saturno Francesco, Scialpi Teresa, Sia Graziano, Siemieniec Diana, Simionato Elena, Sorrentini Sabatino Maria Rosaria, Spelta Massimo, Speranza Antonio, Stimpfl Maria, Tafone Anna, Vena Elena, Villani Rosa, Vinciguerra Pasquale, Vitiello Annarita, Zuccaro Laura, Zurlo Pietro.

Poesia in vernacolo regionale

I PREMIO
Senzio Mazza (S.Vincenzo A Torri – Firenze)

Ridèvumu

Lu ventu sciaminàva li capìddi.
Cuntàvumu li petri du funnàli;
l’unna s’annacàva
e lu cuntu non turnàva:
ridèvumu filìci di ‘stu nenti.
Lu ventu sciaminàva li capìddi.

Avèvi ‘nfazzuléttu di pircàllu

attaccàtu a mignèra;
la tò facci parìa ‘na luna:
“luna, lunédda …” ridèvumu ppi nenti.
Lu ventu sciaminàva li capìddi.

Sutta l’arcàta di li gersumìni
li iàtti riuttùsi si ‘nzuffàvunu
pp’amùri di ‘na iàtta:
ridèvumu spagnàti di ‘stu nenti.
Lu ventu sciaminàva li capìddi.

Di corpu si stutàu lu sintimèntu

senza ‘mpicchì;
signàli ca l’amùri scunfunnìu:
ridèvi di ‘stu nenti … iò ciancìa.
Lu ventu sciaminàva li capìddi.

Poesia tratta dall’opera “Scagghi di sciàra” di Senzio Mazza

Ridevamo

Il vento scarmigliava i capelli.
Contavamo i sassi del fondale;
l’onda si muoveva
e il conto non tornava:
ridevamo felici di questo niente.
Il vento scarmigliava i capelli.

Avevi un fazzoletto di percalle
legato alla vignaiola;
la tua faccia sembrava una luna:
” luna, lunetta …” ridevamo per niente.
Il vento scarmigliava i capelli.
Sotto l’arcata dei gelsomini
i gatti riottosi si azzuffavano
per amore di una gatta:
ridevamo spaventati da questo niente.
Il vento scarmigliava i capelli.

Improvviso si spense il sentimento

senza un perché;
segno che l’amore finì:
ridevi di questo niente … io piangevo.

Il vento scarmigliava i capelli.

Il motivo della spensieratezza giovanile e dell’immediatezza spontanea dei sentimenti, scandito dal tratto descrittivo del refrain (Lu ventu sciaminàva li capìddi), si risolve e svanisce malinconicamente col procedere degli anni e con la fine di un amore. La musicalità cantilenante dei versi conferisce alla lirica una particolare suggestione poetica.

II PREMIO

Domenico Ferrentino (Castel S. Giorgio – Salerno)

‘A mugliera d’ ‘o chianchiere

Comm’ è brutto stu vicariello.
Nun nce stanno persone allére,
è abitato sulo da femmenielli
e da femmene ‘nciucère,

l’unico biscjù
è ‘a mugliera d’ ‘o chianchiere,
po’ nun nce sta nisciuno chiù.
I’ nce aggio fatto nu pensiero…

Addereto ‘e llastre n’ aggio perse jurnate
a contemplar la sua bellezza,
stamm’ ‘e case uno di fronte all’àto,
nce aunisce ‘o bidone d’ ‘a munnezza.

Tutt’ ‘e mmatine scengo primm’i’,
lascio ‘na busta ‘ncopp’ ‘o cupierchio d’ ‘a munnezza
c’ ‘a scritta: “te voglio bene Nannì”,
…pò m’annasconno cu sveltezza,
essa passa…indifferente,
sott’uocchio legge ‘a scritta,
fa finta ‘ e niente
e…cammina diritta.

Nu bello juorno, chi me l’avesse mai ditto,
pur’essa lasciaje ‘na busta….. “proprito lì”
e ‘ncoppa c’ era scritto:
“te voglio bene pur’i’.”

Mo’ nce ciancijammo e senza penziere
lungo il Solofrano
luntane ‘all’uocchie d’ ‘o chianchiere,
.. passjammo mano nella mano.

Nda sta cuntrora d’austo
chisto è ‘o meglio posto.
‘O sole t’arroste,
…p’ ‘a puzza niscuno s’accosta.

Corre il Solofrano schiumoso,
tra scarichi ‘e fabbriche e cunciarìe,
va sinuoso attraverso ‘e massarìe.

S’ammorba l’aria lenta,
e chest’aria c’ ‘a riciatàmmo,
… puzzulenta,
s’ammesca con il lezzo d’ ‘a lutamma
…c’ ‘a fermenta.

Che sullievo stu sciuscio ‘e ventariello.
‘Na pampena vòla,
… comm’è bella sta’ puzza ‘e semmentiello,
e ‘o sciummo? Chino ‘e scorze ‘e pummarole.

Nce fermammo ncopp’ ‘a ‘ na passerella,
all’intrasatto ‘a ‘int’ ‘a. ‘na fogna
esce ‘na zoccolella,

‘o gatto appriesso fuje.
Esce nu cane e abbajanno,
corre appriesso a tutt’e dduje.

Pe’ ‘ttramente ca nuje ririmmo a crepapelle,
sponta arréto a na pianta,
‘o chianchiere c’ ‘a curtélla.

… “Scappa Nannì!
Pecché ‘o cane è mariteto,
o’ gatto songh’i’ .,
e tu si ‘a …

Poesia tratta dall’opera “Femmene ‘e casa… e poi” di Domenico Ferrentino

Con espressione ironica, divertita e divertente, l’autore riesce a descrivere e a “dipingere” una godibile, umoristica “napoletanità”, che non è solo una maniera per sorridere…

III PREMIO

Carmine Capasso (Napoli)

Giesù more ncopp’ ‘a Croce

A miezeiuorno ‘o sole scumparette,
mpruvvisamente se facette sera.
Maria, nziem’a Giuvanne s’ ‘o chiagnette,
stu figlio ncroce, janco cchiù d’ ‘a cera.

E rummanette a ‘e piede ‘e chella Croce,
muta, cu na ferita dint’ ‘o core,
po’ dint’a ll’aria se sentette ‘a voce
ca lle parlava: chella d’ ‘o Signore.

Si siente ‘o chianto amaro ‘e chi te chiamma,
ricunuscenno ‘e sbaglie ca facette,
perduonalo, comme perdona ‘a mamma. –

E zittu zitto, a Giuvanne ce dicette:
– I’ te cunzegno ‘a Mamma ‘e tutt’ ‘e Mamme! –
E aizanne ll’uocchie ncielo, po’ murette. –
Poesia tratta dall’opera “La via Crucis” di Carmine Capasso

Attraverso un linguaggio di timbro popolaresco, colorito, d’impatto sul piano emozionale, l’autore rivisita la Via Crucis, offrendo un libretto che, oltre la semplice riflessione sui misteri, riesce a trasmettere una certa partecipazione sentimentale.

Prosa

PRIMO PREMIO

Nonno Pietro di PIETRO LANDI SCARAMELLI – La Casa Editrice, Bologna, 1999

Il narratore, che nella memorialistica di guerra, genere in cui quest’opera s’inscrive, è per statuto autodiegetico, possiede la capacità non comune di mettere in scena, evitando la trappola sempre incombente della retorica, in pagine di corposo realismo, la realtà dolorosa della morte giovane sui campi di battaglia, l’atmosfera ambigua della delazione e del sospetto o l’ansia concitata e drammatica di colloqui decisivi, in cui una parola può perdere o salvare una vita. Accanto alla devozione e allo slancio muto dei sentimenti familiari, Pietro Landi ci presenta una galleria indimenticabile di figure di donna mai arrese, pur nel presentimento doloroso della fine, al loro destino di “essere per la morte”, protagoniste di passioni private facili a sbocciare, come tutte le storie d’amore del tempo di guerra, di fronte all’urgere necessitante e minaccioso della catastrofe, alla dimensione lugubre e tragica della storia evenemenziale e pubblica.

SECONDO PREMIO

Tre storie per una notte di resurrezione di ALBERTO ZIELLO – ELSA edizione, 2001 – € 12.91

Racconto di vicende che interessano la comprensione del nostro tempo, di un’esperienza attraverso cui numerosi uomini d’oggi hanno in qualche modo dovuto fare i conti nel bene e nel male.
Il linguaggio presenta la sintesi di semplicità e buon gusto.

TERZO PREMIO ex- aequo

Pane e zolfo di MICHELE FALCI – Edizioni Lussografica, 2002 – € 9.30

Pur richiamando, al primo impatto, la narrativa di tradizione verghiana, il racconto pone problemi nuovi, soprattutto l’emancipazione della donna nel contesto dei rivolgimenti economici e sociali della Sicilia di fine Ottocento. L’autore riesce bene a inserire le vicende dei suoi personaggi nel contesto storico facendo rilevare qualche prevalenza di quest’ultimo soltanto nella parte conclusiva. L’espressione e lo stile sono ben equilibrati e non indulgono mai ad enfasi o a retorica di natura ideologica.

TERZO PREMIO ex- aequo

I voli leggeri della memoria di ORAZIO MARTORANA – Terzo millennio editore, 2001 – € 7.23

Attraverso il susseguirsi di una serie di ritratti e di profili umani appartenenti a una realtà vera, senza invenzioni o divagazioni fantastiche ed entro le linee di una ricostruzione storica, l’autore sa infondere ai racconti il calore della propria partecipazione diretta e con stile lineare e incisivo fa sentire il libro come una vera e propria opera narrativa.